ubbidienza al Capitolo del Duomo.
Altri documenti con tracce della cappella di Tavernola in un carteggio datato 4.3.1493 (n.129), Antonio Muralto di Como mette a beneficio della cappella di San Bartolomeo di Folcino e del terziario francescano Bartolomeo Patteri, proveniente dal convento di San Lazzaro a Como, vari appezzamenti di terreno con 230 piante di viti. Su questi terreni erano esistenti delle case.
Il tutto veniva affittato dal novembre 1493 per otto anni rinnovabili. L’affittuario poteva apportare migliorie e costruire nuove case che saranno dedotte dall’affitto nel carteggio del 13.6.1498 (n.130) lo stesso Antonio Muralto (che scopriamo essere anche canonico di Locarno, e in seguito anche di Sant’Eufemia di Isola Comacina) e fra Bartolomeo Patteri nominarono due esperti per valutare il valore delle nuove costruzioni.
Nel carteggio risulta che l’avv. Benedetto Muralto, per conto di Antonio, affidò alla parrocchia di San Salvatore il beneficio della cappella di San Bartolomeo nel 1555 (cat.592) il sacerdote Francesco Grassi arciprete di Isola e cappellano di San Bartolomeo affittò a Giuseppe Grassi tutti i beni della chiesa al prezzo di 5 lire imperiali. La prima descrizione della cappella si trova nella visita pastorale del Vescovo Feliciano Ninguarda che ha avuto luogo dal 1589 al 1593.
Nel testo del Ninguarda tradotto dal latino dal prof Paolo Maggi si legge: “Proseguendo verso destra della citata chiesa di San Giacomo (Chiesa di San Giacomo e Filippo di Quarcino) per un sentiero verso il lago ad un miglio da essa sopra il fiume Breggia, in località Folcino, vi è la chiesa di San Bartolomeo Apostolo anch’essa unita alla parrocchiale di San Salvatore e dalla quale è distante, per altra via , un altro miglio: è dotata di molti beni e senza nessun onere; gli abitanti di conseguenza orgogliosamente curano i propri sacri doveri in ogni giornata festiva. Vi è nella cappella ad arco un solo altare consacrato con icone e molte immagini chiuso da balaustre di legno: a lato dell’Evangelo vi è un piccolo sacrario e qualche ornamento sacro, calice e messale, una torre campanaria con una sola campana a lato dell’Epistola. Vi è un’unica porta, opposta all’altare senza nessun frontespizio e vicino alla porta la fonte dell’acqua benedetta; il tetto è semplice e i defunti vengono seppelliti nella chiesa perché manca il cimitero. In questa chiesa vi è una confraternita non vestita che è solita ritrovarsi in luogo annesso alla chiesa e si prende carico delle proprie funzioni e di fronte alla chiesa vi è la casa del contadino che ha cura della chiesa e dei bene ad essa spettanti; insieme al borgo vi sono case sparse, distanti tra di loro.”
Le ricerche di mons. Pietro Gini indicano che in seguito la Valle del Breggia, diventata confine con la Svizzera, allora turbata dall’aperto contrasto religioso tra cattolici e protestanti, sembra spopolarsi, tanto che la cappella di San Bartolomeo non riceve più rettori fino alla metà del 1700. Proprio nel ‘700 l’impianto di produttivi vigneti sulle terrazze di Tavernola porta a cambiare il nome della cappella in San Bartolomeo nelle Vigne e ancora oggi il borgo circostante conserva questo nome. (Citazioni da La Chiesa di Cristo Re 1937-2007 a cura di T. Franzoso, 2007)