Camnago Volta

La storia del Borgo

Fin dai tempi antichi i mulini o macinatoi furono una grande risorsa ed ebbero un ruolo fondamentale nella vita e nell’economia dei paesi fornendo il necessario sostentamento alle famiglie e agli animali. Adibiti alla lavorazione dei cereali utilizzavano la forza meccanica prodotta da un corso d’acqua. Gli ambienti naturali dove scorre il torrente Cosia hanno reso possibile l’uso dell’energia idraulica. Sino alla seconda metà del Novecento a Camnago Volta funzionavano ancora cinque mulini: il Longatti a Campora, il Trombetta vicino l’attuale Cimitero Nuovo, il Malacrida presso il Navedano, l’Arcellaschi in località Ravanera ed il Beretta sotto la cascina Paradiso, in via Navedano.
Una gloriosa schiera risalente all'età comunale, detti i mulini della Valle del Cosia,

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2

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2015 - 2017

dove è ancora possibile leggere il rapporto tra uomo e natura respirando le atmosfere “di una volta”. Lungo la Valle del Cosia l’attività molitoria era antica; coeva alla presenza degli Umiliati che, dopo aver fabbricato i “pannilana” presso il ponte di San Martino, li tingevano e li sciacquavano nelle acque del torrente.
All’inizio di via Pannilani una targa marmorea indica che a circa km. 0,80 c’erano tre mulini; quando il Comune confinante con Como era Camnago S.Martino, tramutato in Camnago Volta (21- 04-1863) in omaggio ad Alessandro Volta qui sepolto. All’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso scomparvero quattro mulini e solo il Mulino Beretta (censito nel 1720) resistette alla concorrenza delle macine elettriche fino al 1983, anno in cui cessò l’attività, mantenendo però le sue attrezzature (tramogge, macine, ingranaggi, buratti). Esso è un vero cimelio, conserva intatti tutti gli apparati ed ha anche il primato di essere l’unico ad aver mantenuto la sua struttura originaria con tanto di ruota in legno esterna.
Questo mulino ad acqua, fonte energetica a basso costo, rappresenta un’arte ormai remota, tipica della Valle del Cosia e costituisce un patrimonio di memoria storica che deve restare indelebile per poter mostrare le “mascelle” delle vecchie macine da dove uscivano farine di tutti i tipi. La sua storia è antichissima: già all’epoca di Volta lì sorgeva un convento con mulino, acquistato dalla famiglia Beretta nel 1892.
Il mulino conserva ancora il fascino agreste dovuto all’attività di allevamento. Inserito in una tipica corte lombarda ad “u” (pare risalga ai Longobardi) ha all’ingresso, sulla parete sinistra, un antico affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, Sant’Antonio Abate e San Rocco con gli angeli.
Dalla corte si può ancora ammirare la ruota a cielo aperto: quando era in funzione, dalla strada antistante scendeva un ruscelletto arginato che faceva scrosciare l’acqua a cascata sull’enorme ruota di larice. Oggi l’ultimo mulino del Cosia non potrebbe competere con le sofisticate macine elettriche e il suo destino ormai segnato sembra congiunto ad un dolore, appena lenito, dalla nostalgia di un tempo che non torna più e dalla possibilità di aiutare a ricordarlo a lungo e, magari, per sempre.