Cernobbio

La storia del Borgo

Le notizie di Cernobbio durante il Medio Evo, a oggi disponibili, seppur poche, restano comunque significative. Fra queste è anzitutto degna di particolare rilievo l’attribuzione della qualifica di borgo all’aggregato cernobbiese (Statuta Civitatis Novocomi - anno 1284). Questa documentazione gli attribuisce un rango superiore a quello del semplice associato rurale, tanto da rendere la comunità cernobbiese degna di avere un podestà e reggersi con statuti propri (B. Giovio, Novocomensis Historiae Patriae).
Inoltre, l’erudita fonte rende noti anche gli stretti rapporti intercorrenti fra il borgo e Como, relazioni che riscontriamo solo parzialmente nei confronti delle altre parrocchie della Pieve di Zezio, a cui Cernobbio apparteneva. La natura dei rapporti

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Vittorie

7

Anni

2003 - 2008 ex aequo - 2009 - 2010 - 2011 - 2019 - 2023

era strettamente finanziaria, più precisamente tributaria, come la definivano i suddetti statuti, il che costituiva una base per frequenti scambi demografici.
Il riscontro lo troviamo nella presenza di mercanti cernobbiesi in Como, dediti al traffico delle lane e dei panni, e di comensi in Cernobbio, proprietari di terreni e case. Lo stretto legame tra la città e Cernobbio era però principalmente basato sul bisogno dei mercanti di Como di avere libero e sicuro passaggio attraverso la terra cernobbiese onde poter dirigere i propri traffici verso le terre dell’Alto Lago, il Chiavennasco e la Valtellina.
L’esigenza era maggiormente sentita dai comensi in quanto lo stato di continua lotta economica tra Como e Torno rendeva problematici gli itinerari lungo la sponda destra del Lago. Infine, il legame più stretto consisteva nella inclusione della parrocchia di Cernobbio nei ruoli delle imposte di Como, testimonianza dei reciproci interessi fra la borgata e la città. E fu proprio questo sottile vincolo a generare un pericoloso equivoco dall’esito funesto.
Avendo bisogno di denari per creare un esercito forte, in grado di impaurire i suoi nemici, il duca Filippo Maria Visconti, nel 1429, decise di introdurre la “tassa sui fogolari” esentando dal pagamento i borghi che si affacciavano sul Lago. Gli arditi borghigiani di Cernobbio, sentendosi parte dei “laghisti”, inscenarono una coraggiosa disobbedienza fiscale nei confronti della volontà ducale di inasprire il già gravoso carico di balzelli.
Ciò irritò il carattere fortemente instabile del duca milanese che ordinò di arrestare, a titolo dimostrativo, una dozzina di cernobbiesi facendoli deportare nelle galere di Bellagio. Qualche mese dopo, il Visconti fu costretto a fare marcia indietro sull’introduzione di quella tassa per via delle vibranti proteste del clero e dei diffusi tentativi degli estensori delle liste di occultare i nominativi di parenti e amici, ma non dimenticò lo sgarbo arrecatogli dai cernobbiesi. La tassa sui fogolari fu nuovamente introdotta nel 1439 e, questa volta, in modo definitivo. (Testo di Giuseppe Salvioni)