Cernobbio

Comune di Cernobbio

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Notizie su Cernobbio

Le notizie di Cernobbio durante il Medio Evo, a oggi disponibili, seppur poche, restano comunque significative. Fra queste è anzitutto degna di particolare rilievo l’attribuzione della qualifica di borgo all’aggregato cernobbiese (Statuta Civitatis Novocomi - anno 1284). Questa documentazione gli attribuisce un rango superiore a quello del semplice associato rurale, tanto da rendere la comunità cernobbiese degna di avere un podestà e reggersi con statuti propri (B. Giovio, Novocomensis Historiae Patriae).

Inoltre, l’erudita fonte rende noti anche gli stretti rapporti intercorrenti fra il borgo e Como, relazioni che riscontriamo solo parzialmente nei confronti delle altre parrocchie della Pieve di Zezio, a cui Cernobbio apparteneva. La natura dei rapporti era strettamente finanziaria, più precisamente tributaria, come la definivano i suddetti statuti, il che costituiva una base per frequenti scambi demografici.

Il riscontro lo troviamo nella presenza di mercanti cernobbiesi in Como, dediti al traffico delle lane e dei panni, e di comensi in Cernobbio, proprietari di terreni e case. Lo stretto legame tra la città e Cernobbio era però principalmente basato sul bisogno dei mercanti di Como di avere libero e sicuro passaggio attraverso la terra cernobbiese onde poter dirigere i propri traffici verso le terre dell’Alto Lago, il Chiavennasco e la Valtellina.

L’esigenza era maggiormente sentita dai comensi in quanto lo stato di continua lotta economica tra Como e Torno rendeva problematici gli itinerari lungo la sponda destra del Lago. Infine, il legame più stretto consisteva nella inclusione della parrocchia di Cernobbio nei ruoli delle imposte di Como, testimonianza dei reciproci interessi fra la borgata e la città. E fu proprio questo sottile vincolo a generare un pericoloso equivoco dall’esito funesto.

Avendo bisogno di denari per creare un esercito forte, in grado di impaurire i suoi nemici, il duca Filippo Maria Visconti, nel 1429, decise di introdurre la “tassa sui fogolari” esentando dal pagamento i borghi che si affacciavano sul Lago. Gli arditi borghigiani di Cernobbio, sentendosi parte dei “laghisti”, inscenarono una coraggiosa disobbedienza fiscale nei confronti della volontà ducale di inasprire il già gravoso carico di balzelli.

Ciò irritò il carattere fortemente instabile del duca milanese che ordinò di arrestare, a titolo dimostrativo, una dozzina di cernobbiesi facendoli deportare nelle galere di Bellagio. Qualche mese dopo, il Visconti fu costretto a fare marcia indietro sull’introduzione di quella tassa per via delle vibranti proteste del clero e dei diffusi tentativi degli estensori delle liste di occultare i nominativi di parenti e amici, ma non dimenticò lo sgarbo arrecatogli dai cernobbiesi. La tassa sui fogolari fu nuovamente introdotta nel 1439 e, questa volta, in modo definitivo. (Testo di Giuseppe Salvioni)

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La disobbedienza fiscale dei Cernobini

Tasse, tasse, tasse, da sempre croce di tutti i popoli della Terra. Due le vie per evitarle: evaderle furbescamente o coraggiosamen- te disobbedire, come scelsero di fare i Cernobini al tempo in cui governava il Ducato di Milano Filippo Maria Visconti. La vicenda, pressoché dimenticata, figlia di un’epoca dal sapore antico, nacque dalla volontà del duca milanese desideroso di riportare il Ducato ai fasti cui l’aveva lasciato il padre, Gian Galeazzo Visconti. Per realizzare quanto egli aveva in animo non esitò a ricorrere allo strumento delle tasse, abusandone, al fine di disporre di un esercito grosso, capace di soggiogare i nemici più acerrimi: Venezia e Firenze.

Il ricorso alla “tassa sui fogolari”, emanata dalla Camera ducale nel 1429, andò ad aggiungersi al già gravoso carico fiscale composto da taglie e balzelli di ogni sorta, fu all’origine della disobbedienza dei Cernobini. La ragione scatenante derivò dalla volontà del duca di applicare un trattamento differenziato tra i borghi del Lago di Como: i Comuni “laghisti” (comprendendo tra questi i borghi del medio e alto lago) da tempo chiedevano al duca una maggio- re attenzione fiscale. Essi rimarcavano il disagio di appartenere alla zona di confine del Ducato e perciò, a loro dire, più esposti agli attacchi dei nemici. I “laghisti” furono esentati dal pagare quella tassa e i Cernobini non accettarono di subire un trattamento diverso dai borghi appartenenti alle “Terre del Lago”.

A nulla valsero gli avvertimenti rivolti agli abitanti del borgo di Cernobbio di considerare la situazione generale ed evitare di contrastare la volontà del duca: noto per essere dotato di un carattere umorale e crudele nei confronti dei sudditi disubbidienti. I Cernobini, consci del grave rischio a cui andavano incontro, rifiutarono di pagare la “tassa sui fogolari”. La furia del duca si manifestò attraverso un rastrellamento ordinato al “capitano del Lago”, tale Vincenzo Vegio, bergamasco, a cui spettava anche l’onere di vigilare sull’ordine dei borghi lacustri. Nell’estate del 1430, due navi, partite da Bellagio, dove aveva sede il “capitano del Lago”, approdarono a Cernobbio per effettuare una retata che diede quale risultato l’arresto di una dozzina di residenti, i più determinati a non pagare, i quali furono deportati nelle patrie galere bellagine lasciando le famiglie in uno stato di grave disagio economico. La questione generò fortissimi malumori nel borgo cernobino.

Nel novembre del 1432, trovandosi a passare da Cernobbio una parte dell’esercito ducale diretto in Valtellina per fermare l’avanzata di Veneziani e Svizzeri, determinati a invadere il territorio del Ducato milanese (battaglia di Delebio), i soldati viscontei provvidero ad abbattere o appiccare il fuoco alle case dei Cernobini che avevano guidato la protesta fiscale. Qualche tempo dopo, da Cernobbio partì alla volta di Bellagio una squadra di uomini determinati a liberare i comborghigiani, condannati ai lavori forzati, detenuti in una località della Valle del Perlo. Gli abitanti di Cernobbio furono considerati tutti responsabili per questo atto di ulteriore ribellione. Il capitano Vincenzo Vegio, nel 1433, ordinò che il borgo ai piedi del Bisbino fosse “messo a preda” e coloro i quali ebbero il coraggio di reagire furono inseguiti e strangolati all’interno di una torre dove avevano cercato rifugio.

Le vicende qui narrate hanno lasciato tracce ancora oggi visibili quali la creazione nella Valle del Perlo del toponimo Cernobbio di Bellagio (nella valle esiste anche il toponimo di Gravedona e ciò fa pensare che quella valle, particolarmente fredda nei mesi invernali, sia stata utilizzata dalla “giustizia ducale” quale colonia penale). Un’altra testimonianza di quei fatti è ricordata in Cernobbio dalla fondazione del mo- nastero delle Agostiniane (1442) creato dalle mogli degli uomini arrestati e delle vittime della ma- gistratura di Filippo Maria Vi- sconti. Il monastero, ubicato nel rione Sant’Andrea, operò fino alla fine del Cinquecento (visite pastorali dei vescovi di Como mon- signori Bonomi, 1578, e Archinti, 1597) prima di essere assorbito dal monastero di San Pietro nelle Vigne. Queste pagine di storia ci tramandano una testimonianza proveniente dal lontano Medio- evo ed evidenzia la stoltezza nel voler attuare la divisione del territorio lacustre e il difficile rapporto in materia di tasse tra chi allora governava e i sudditi. (Testo di Giuseppe Salvioni)

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bandieraUK Cernobbio, brief history

This beatiful town on the western shore of the lake, north of Como, took its name from a “cenobium”, a Cluniac nunnery which had a troubled history. It has been a member of the Palio since 1996. Its main monuments are the old tem- ples of St. Vincent and St. Mary, the more recent parish church dedicated to the Redeemer, the Sanctuary on Mount Bisbino, and lots of luxury villas, both historical and modern. Villa d’Este is one of the best hotels in the world and Villa Erba was home to the famous filmmaker Luchino Visconti.

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